Ma a questa Expo, faraonica e farragginosa in tempi di crisi mondiale, con una presenza di visitatori che reputo assolutamente sopravvalutata (26 milioni di visitatori; è come se mezz'Italia si spostasse da un posto ad un altro per qualche giorno), in mano al 'partito della fetta di torta' (se il pasticcere è della Compagnia delle Opere, la glassa è più gustosa; e la torta più grande), da fare in un terreno di privati (Ligresti & c.) che dopo ci possono costruire quello che vogliono come 'ricompensa' per aver 'prestato' il terreno temporaneamente, con un management che pesta i piedi come bimbi a scuola, dico NO.
Anche perchè reputo più interessante, a questo punto del percorso (ritardi cronici e disperata ricerca di fondi) la proposta di un gruppo di architetti che fa capo a Emilio Battisti e Paolo Deganello, per una Expo diffusa nella città, prendendo ad esempio quello che accade per il Salone del Mobile e il suo Fuorisalone.
Spendiamo quello che abbiamo (o quasi) per delle vere infrastrutture territoriali che rimarranno, e 'nebuliziamo' l'Expo nella città!
voster semper voster
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