Su Repubblica di oggi c'è una lettera aperta di Pier Luigi Cerri (direttore della LUISS) al figlio, nella quale lo invita caldamente, una vosta terminati gli studi, a trasferirsi all'estero. Non so, rimango perplesso... e anche un po' indignato.
Cerri si dichiara sconfitto; dovrebbe essere proprio questo un motivo per invitare il figlio a resistere, resistere, resistere invece di scegliere una via privilegiata (quanti di noi si possono permettere una 'fuga all'estero'?).
Se è vero che per la mia generazione (quarantenne, con carriera 'avviata', moglie dipendente comunale e figlia) la situazione 'è compromessa', non credo che lo stesso si possa dire per quel brillantissimo studente modello descritto nella lettera. Insomma, se se ne vanno anche 'i migliori', se anche loro, com molte ambizioni e (forse) nessun vincolo famigliare (come quelli descritti sopra) se ne vanno, cosa resterà del nostro Paese? Credo che sia proprio la generazione dei figli di Cerri quella nella quale riporre fiducia perchè migliori lo Stato, ridìa lustro alla Nazione, ci faccia crescere nel Mondo. Non ci possiamo permettere il lusso di perdere questa occasione, e di rimanere ostaggi di Briatore e FabbrizioCorona.
voster semper voster
lunedì 30 novembre 2009
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6 = qualcosa da dire?:
Sì, ma io lo capisco Celli (credo che si chiami così). Anch'io direi e dico la stessa cosa ai miei figli. Non si può chiedere loro di fare gli eroi.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ho letto il commento sulla posta.
Infatti non mi riferivo al Celli in particolare, pensavo ai tanti che vedo tutti i giorni al dipartimento dove lavoro: quasi quarant'anni, già famiglia sulle spalle e ancora precari. All'estero sarebbero già "sistemati". Il fatto è che a noi Italiani ci manca la pasta, la mamma e il sole. Lo capisco, per carità, però...
eh, lo so... è comunque lo si giri un gran bel dilemma.
Certo, non posso imporre a nessuno di fare l'eroe, ma credo che la posizione alla quale 'ambisca' uno che si laurei a pieni voti all'università in ingegneria meccanica (non una disciplina facile) sia quella di fare il proprio mestiere con passione (e di ingegneri meccanici ce n'è bisogno)... certo, per il ricercatore, l'architetto, il chirurgo che devono sottostare a precise gerarchie di 'baronato' fuori e dentro le istituzioni è più difficile 'farsi strada' e forse è più facile pensare alla fuga. Ma una grande promessa, buon Dio, che resti qui e cerchi di migliorare qualcosa (anche perchè non credo che i Celli, senior e junior, tirino a campare a fine mese...)
ho corretto il 'tiro' del commento precedente perchè avevo preso una 'cantonata' confondendo l'università del padre con quella del figlio... che comunque oggi risponde: se vai su Repubblica.it puoi leggere la sua replica... ;-)
Non credo che si tratti di 'mammismo'... ma è tutto un incatenamento di cose: uno si laurea, fa fatica a inserirsi nel mondo lavorativo in modo dignitoso, sta per necessità a casa dai genitori... è una spirale difficile da spezzare.
Appunto è bene che si levi subito di torno, prima di avere legami. Ce ne sono tanti che lo fanno. Ne parlai in un post di qualche tempo fa.
Ah, giusto. Ti volevo chiedere se hai avuto interazioni con i Genitoriantismog di Milano (vedi post di oggi).
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